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Buonasera a tutti. Il tema di questa sera è un po’, diciamo, la conclusione logica e soprattutto quasi perfetta di tutto il nostro percorso che abbiamo fatto insieme dall’ottobre del 2009, quando abbiamo cominciato a riflettere insieme sulle diverse qualità umane e come queste possano diventare delle virtù quando sono perfezionate con uno sforzo continuo di ascesi e miglioramento dettato e sostenuto da quella che è la più forte motivazione che noi possiamo avere che è l’amore l’amore prima, che è l’amore. L’amore prima di tutto di Dio e per Dio e l’amore verso il prossimo, senza dimenticarci che c’è anche un amore verso se stessi, che quando è autentico ci spinge ad un continuo perfezionamento anche per il nostro stesso bene. Il tema di questa sera è già stato un pochino accennato nel trattare la virtù della fortezza, ma mi è sembrato opportuno e necessario trattarlo in maniera specifica. D’altronde, proprio poco fa durante la Santa Messa che Radio Maria ha trasmesso, abbiamo potuto sentire citato il passo di San Paolo in cui si parla del corpo come tempio del Signorea Cattolica, dove si dice, e cito, «La castità è una virtù morale. Essa è anche un dono di Dio, una grazia, un frutto dello Spirito. Lo Spirito Santo dona di imitare la purezza di Cristo a colui che è stato rigenerato dall’acqua del battesimo. E’ una bella descrizione della castità che è riportata in un documento che è stato steso dal Pontificio Consiglio per la Famiglia. Il documento Sessualitàità è l’energia spirituale che libera l’amore dall’egoismo e dall’aggressività. Nella stessa misura in cui nell’uomo si indebolisce la castità, il suo amore diventa progressivamente egoistico, cioè soddisfazione di un desiderio di piacere e non più dono di sé poco prima sempre allo stesso numero lo stesso documento sostiene la crescita nell’amore in quanto implica il dono sincero di sé è aiutata da quella disciplina dei sentimenti, delle passioni e degli affetti che ci fa accendere all’autodominio. Nessuno può dare quello che non possiede. Se la persona non è padrona di sé ad opera delle virtù e concretamente della castità, manca dell’autopossesso che la rende capace di donarsi. Un’antichità di matematica che direi è molto fuori moda, direi che a livello sociale, masmediale, anche solo dall’uomo della strada per così dire, è considerata qualcosa che non sia vivibile, un’utopia, qualcosa di lontano dall’essere umano. Come vedremo invece è qualcosa di estremamente vicino all’essere umano. Il Catechismo della Chiesa Cattolica che parla e descrive com’è questa persona casta dice al 2338 la persona casta conserva l’integrità delle forze di oppone a ogni comportamento che la ferirebbe non tollera né doppiezza di vita né doppiezza di linguaggio quindi la castità in ultima analisi possiamo anche definirla come la padronanza di sé ma perché cosa non fine a se stesso ma per il dono di sé. Poi approfondirò meglio questi aspetti della castità. all’amore vero, autentico. È l’impegno di ordinare le inclinazioni e le pulsioni sessuali perché non escano dalla logica della donazione, dell’oblattività, della condivisione e del servizio al tu, cedendo invece alla logica della strumentalizzazione e della pretesa. È la decisione fedele e tenace di rifiutare l’uso di sé e del tu reificati, quindi come se fossero delle cose. Questo è quanto ci viene dall’insegnamento della Chiesa. Ma i nostri ragazzi, i nostri giovani, che cosa credono sia la castità? A livello sociale, castità è sinonimo di verginità, e non comprendono il significato della castità per esempio matrimoniale. A loro sembra una contraddizione in termini, come la castità in un matrimonio, perché sostituiscono al termine castità, concettualmente, il termine verginità ma la castità non è questo o quantomeno non solo ma è qualcosa che fa parte dell’essere e non del fare o non fare si tratta di uno stato spirituale una disposizione interiore che si realizza poi nel concreto attraverso le scelte che contraddistinguono le diverse scelte di vita, la verginità per il consacrato e la consacrata e per chi non è sposato e una sessualità casta nel matrimonio. E’ molto chiaro il documento che ho citato, difatti se prendiamo ancora questo documento al numero 20 dice le persone sposate sono chiamate a vivere la castità coniugale, le altre praticano la castità nella continenza. Come vedete quindi non si tratta degli stessi comportamenti, ma il tutto va calibrato e va adeguato alla scelta di vita. Ma quello che importa, diciamo, è vedere qual è questa disposizione interiore di fondo che deve essere presente in ognuno, che sia consacrato, che sia celibe, che sia sposato. Questa disposizione interiore però non è un automatismo legato alla crescita della persona necessariamente, cresce nel tempo cronologicamente, ma non è detto che cresca in senso maturativo, è invece questa disposizione è invece frutto di una conquista personale e di una autoeducazione, è una crescita e una maturazione della libertà personale. La virtù della castità è per la nostra libertà perché libera l’amore dalle sue malattie e queste malattie sono l’egoismo e l’aggressività. La persona casta è una persona libera, libera da e libera per già in passato ho trattato più volte questa tematica della libertà dai condizionamenti e della libertà per il perfezionamento per il dono per la realizzazione del progetto ma qui vale la pena di richiamare questo concetto il nostro amore è inquinato dall’egoismo a causa del peccato originale questo porta a strumentalizzare l’altro a possederlo è un desiderio di possesso non è un desiderio di dono per poter arrivare a donare a e a diciamo donarsi all’altra persona occorre un impegno non è un automatismo come dicevo poco fa ogni amore ha in sé questa malattia anche il più naturale il più comune come ad esempio l’amore materno noi sappiamo guardandoci att, vediamo casi di un amore materno soffocante, egocentrico, che non libera ma che in qualche modo quasi schiavizza il proprio figlio perché lo vede come un prolungamento di sé e come qualcosa che deve soddisfare nel figlio le attese e le frustrazioni che sono della mamma. Questo può accadere, tutti i tipi d’amore soffrono di questa malattia e soltanto l’impegno della persona a superare, ad eliminare queste impurità consente di purificare questo amore. La castità ha come fine quello di condurre la persona appunto a purificare continuamente le intenzioni, le motivazioni, gli atteggiamenti e le azioni perché l’amore possa essere sempre più liberato dal peccato e dalle sue conseguenze. L’egocentrismo e l’egoismo sono delle schiavitù che spingono la persona a cercare di essere amato più che di amare, a prendere invece che donarsi. Liberarsi dall’egoismo significa conquistare la libertà di appartenere a se stessi liberi dai condizionamenti interiori che sono i più difficili da sradicare ma naturalmente anche dai condizionamenti esteriori il fine di questa autoeducazione è possedersi tenersi in mano e c’è una bella immagine che ci viene dalla mitologia greca quella del mito dell’auriga l’auriga che guida i due cavalli uno bianco uno nero uno che tende alla in alto e l’altro che tende al basso che sono diciamo il l’immagine di quello che noi abbiamo dentro di noi che ogni essere umano porta in sé questo desiderio di elevarsi ma anche questo essere trascinati verso verso terra e questo auriga ha in mano le redini e guida questi cavalli li tiene insieme non deve negare né l’uno né l’altro deve semplicemente saperli guidare perché naturalmente vadano verso l’alto ma nello stesso tempo senza lasciare indietro quello che sono le nostre tendenze diciamo più materiali più più più che ci tengono più legati alla nostra alla nostra fisicità ecco questa è l’immagine la persona che tiene in mano se stessi. Corre quindi essere in grado di mantenere questa capacità, ma ancora non è completo il percorso educativo perché non basta tenersi in mano, occorre guidare verso una meta. E qual è il passaggio logico? È quello di possedersi per qualcosa, che è il donarsi. Passare quindi dalla libertà da alla libertà per, per fare dono di sé. Solo così si realizza la propria umanità e si sperimenta la gioia. A questo proposito conviene, mi sembra opportuno, riflettere insieme sul numero 17 dello stesso documento citato prima, Sessualità umana, verità e significato, del Pontificio Consiglio per la Famiglia. Ecco, al numero 17 si dice abbia imparato ad accorgersi degli altri, a rapportarsi a loro, rispettando la loro dignità nella diversità. La persona casta non è centrata in sé stessa, nei rapporti egoistici con le altre persone. La castità rende armonica la personalità, la fa maturare e la riempie di pace interiore. Questa purezza di mente e di corpo aiuta a sviluppare il vero rispetto di se stessi e al contempo rende capaci di rispettare gli altri, perché fa vedere in essi persone da venerare in quanto create a immagine di Dio e per la grazia figli di Dio. Ricreate da Cristo che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce ammirabile. Ecco, questa è la castità e come vedete è qualcosa di estremamente positivo, è qualcosa che facilita la realizzazione umana, che fa crescere la persona, che arricchisce la persona. Non ha nulla di castrante questa idea di castità. Come si può vedere siamo ben lontani dall’immagine della castità come privazione, come fatica, come sofferenza, come rinuncia che la nostra cultura propone. Certo che c’è tutto questo, c’è anche la fatica, c’è anche la sofferenza, ci può essere anche sicuramente la rinuncia, ma naturalmente questo è ai fini di. Alla fine il risultato della fatica, ma ogni cosa che vale costa fatica, alla fine c’è qualcosa di estremamente positivo, arricchente e che dà gioia. Quindi non è una privazione a se stessa, non è una fatica fino a se stessa, non è una sofferenza, ma è qualcosa che attraverso una giusta fatica può far giungere la persona a una gioia molto ma molto più grande. È certo che vivere la castità è impegnativo, ma che il risultato di questo impegno alla fine finisce col premiare abbondantemente questa fatica. E questo emerge proprio dal numero 17 che ho appena letto. E il premio è la gioia, la gioia profonda della realizzazione, del sentirsi in pace con se stessi e con il mondo, l’armonia, la pace interiore. Come già ho più volte avuto occasione di richiamare in altre trasmissioni, un’immagine che rende bene il concetto di questa fatica è quello della fatica che accompagna una salita in montagna, che però, di fronte allo spettacolo che si apre davanti ai nostri occhi una volta raggiunta la cima, ricompensa enormemente la fatica del percorso ma nel caso della castità c’è una ricchezza in più non è solo la gioia di una conquista ma questa conquista arricchisce la persona permea positivamente tutta la realtà personale e anche la realtà relazionale della stessa. Ciò che ci arricchisce, ciò che ci fa sentire in pace con noi stessi, ciò che ci rende gioiosi, si riflette inevitabilmente nelle persone che ci stanno attorno, in chi incontriamo, in chi vive insieme a noi. Infatti tutte le relazioni interpersonali sono illuminate da questa disposizione interiore che è attenta al valore di ogni persona e non solo al valore del tu. È attenta al rispetto dovuto ad ogni persona, il tu, i figli, gli amici, i parenti e anche ad ogni persona con cui entriamo in contatto. Pensate a come sarebbe più bello il mondo, più gioioso, più sereno e più vivibile se ognuno sapesse guardare agli altri permeato e guidato da questa disposizione interiore. Quindi il valore e il rispetto per ogni persona. Il dominio di sé, come già ho avuto, i più difficilii e conquistare la pace dell’anima, del cuore, o ci abbandoniamo alla schiavitù delle pulsioni e diventiamo infelici. di leggere il numero 18 sempre del pontificio consiglio della famiglia che si richiama al numero 2339 del catechismo della chiesa cattolica al numero 18 di fatti si dice la castità richiede l’acquisizione del dominio di sé che è pedagogia per la libertà umana l’alternativa è evidente o l’uomo comanda le sue passioni e consegue la pace oppure si lascia servire da esse e diventa infelice Quindi questo è proprio la realtà. Ogni persona sa, e qui cito ancora, ogni persona sa anche per esperienza che la castità richiede di rifiutare certi pensieri, parole e azioni peccaminosi come San Paolo si è curato di chiarire e ricordare e qui ci sono una serie di citazioni di san paolo dove si parla proprio di questo aspetto e prosegue per questo si richiede una capacità e un’attitudine al dominio di sé che sono segno di libertà interiore, di responsabilità verso se stessi e gli altri, e nello stesso tempo testimoniano una coscienza di fede. Questo dominio di sé comporta sia di evitare le occasioni di provocazione ed incentivo al peccato, sia di saper superare gli impulsi istintivi della propria natura. Ma se vogliamo, nel numero 2339 del Catechismo della Chiesa Cattolica, c’è un’aggiunta, una parte che mi sembra opportuno leggervi. E dice. tale dignità l’uomo la ottiene quando liberandosi da ogni schiavitù di passioni tende al suo fine con scelta libera del bene e si procura da sé e con la sua diligente iniziativa i mezzi convenienti sono quei mezzi fine della citazione sono quei mezzi che comevo, sono stati espressi nel documento del Pontificio Consiglio per la Famiglia, il numero 18. Li riprendo perché è importante averli chiari. pensieri, parole e azioni peccaminosi. Cioè sono proprio questi pensieri di fronte ai quali questi pensieri, parole e azioni che in qualche modo ci possono favorire lo scivolamento verso comportamenti, atteggiamenti e comportamenti che vanno contro la virtù della castità. Ma ho già anticipato che ci sono modi diversi di vivere la castità, secondo naturalmente le diverse scelte di vita. Scopo fondamentale della castità è di maturare tutto l’essere umano, il suo agire, e spingerlo a vivere con coerenza rispetto alle esigenze di un autentico rapporto d’amore con gli altri, naturalmente in modo particolare con la persona che si è scelta per la propria vita. Questo cammino di maturazione all’amore coinvolge la persona nella sua totalità il cuore e il corpo l’amore vero infatti non si non si trova già pronto va costruito ed è frutto di una faticosa ma gioiosa preparazione e la castità è la cura adeguata e continua per realizzare un amore che sia dono e non possesso. È un compito che è presente in tutto l’arco dell’esistenza umana, fino all’approdo definitivo nell’amore eterno di Dio. Ed è appunto il dominio di sé che purifica l’amore e questa capacità non è mai una conquista definitiva ma è un impegno da rinnovare ogni giorno e da ricominciare ad ogni età anche se in alcuni periodi può essere più faticoso compiere questo questa conquista compiere questo percorso educativo più che in altri, come ad esempio nel periodo dell’adolescenza e della giovinezza, in cui anche i moti, gli impulsi, soprattutto quelli di tipo sessuale, sono estremamente più forti e quindi richiede ancora di più un impegno maggiore, ma è proprio qui che si forma la persona, la persona matura, la persona adulta a tutti gli effetti e non solo cronologicamente. La castità ha modi diversi di realizzarsi secondo lo stato di vita della persona. Diverso è il modo di realizzare la castità per esempio nel celibe, da parte del consacrato a Dio e dello sposato, anche se per tutti la castità mantiene un elemento fondamentale, maturare l’individuo nelle autentiche esigenze dell’amore che sono presenti nel cuore e inoltre educarlo a saperlo esprimere con coerenza attraverso la corporeità. Questo è l’elemento fondamentale presente in tutte le situazioni di scelte di vita in cui si vive la castità, ovviamente poi con modalità che sono diverse. per soffermarmi un pochino di più sulla castità coniugale che la disinform formazione che sono in formazione imparando a neutralizzare quelle spinte egoistiche in tutte le forme e a superare quei difetti che impediscono una profonda comunione interpersonale tutto ciò si realizza attraverso un’autoeducazione che abbraccia cuore, corpo, sentimento, tenerezza, sesso. L’impegno a volte è difficile, talvolta anche duro, ma è meraviglioso perché porta gradualmente ad una pienezza d’amore che investe di gioia la totalità della persona umana. Solo così l’essere umano si sente pienamente realizzato, perché si sente in armonia con sé stesso e soprattutto ama. La castità consente di costruire in sé una ricchezza che rende significativo l’incontro con l’altro, quando questo si potrà realizzare pienamente nel matrimonio. sessuali solitari attraverso la masturbazione solitaria o di coppia che corrompono la crescita armonica della capacità di amare ma significa anche impegnarsi nell’educazione ad amare con tutto il cuore e con il corpo nel rispetto pieno delle esigenze di dono e di comunione che sono intrinseche ad ogni amore, tenendo conto delle diverse situazioni, come per esempio l’amicizia, e un fidanziamento vero. Amare con tutto il cuore e con il corpo è un’arte che si impara unicamente nella castità. impegnarsi a divenire puri di cuore, vivere la continenza, sì, ma anche ad una purificazione dei pensieri, delle affezioni, dei sentimenti, delle pulsioni, cioè della totalità della sua realtà umana, per divenire affettivamente maturo, capace cioè di amare con tutto se stesso dio i fratelli e di esprimere questo amore con il corpo nella fedeltà alla verità dell’amore realmente vissuto quindi non come coniugati perché la verità del dell’amore della dei fidanzati sta nel non esserlo ancora. Questo gli aiuterà a scoprire e a vivere il reciproco rispetto. Si alleneranno alla fedeltà reciproca. Non dimentichiamo che la fedeltà è proprio il frutto di questa educazione alla castità. Altrimenti non si è capaci di restare fedeli nemmeno dopo il matrimonio e riserveranno al tempo del matrimonio le manifestazioni di tenerezza proprie dell’amore coniugale e anche il celibe è chiamato a purificare la propria capacità di amare, anche se non sarà orientata al matrimonio. I motivi possono essere più vari, indipendenti o dipendenti dalla propria volontà. E’ un po’ complicato parlare di amore esponsale anche nel celibe. Intrinseca, che è legata, è dentro, connotata dentro nella sessualità umana, può trovare una certa realizzazione in un impegno di dedizione al servizio di Dio e dei fratelli, in particolare per quei fratelli che sono più bisognosi di amore gratuito. Questo tipo di servizio richiede un’intensa educazione di tutte le capacità espressive di amore legate alla corporeità, per rendere più gradito il dono di sé e ins colma il suo cuore di gioia che viene dal donarsi. E’ proprio questa incapacità di vivere in pienezza la castità del proprio stato di vita che lo rende acido ed aggressivo è proprio questa incapacità di vivere in pienezza la castità del proprio stato che rende queste persone infelici e non perché non sono sposate o perché non hanno trovato la cosiddetta persona giusta è È proprio questo mancato lavoro su se stessi, questa mancata acquisizione di questa disposizione interiore che li rende infelici, e non l’assenza di questo qualcuno da amare come persona particolare, eletta, come nel rapporto di coppia. È proprio questa loro incapacità li rende infelici passiamo ora alla castità del consacrato della consacrata questo cammino d’amore implica il dono totale di sé a Cristo e per lui e in lui a Dio tra il consacrato e Dio si stabilisce un rapporto di amore sponsale simile a quello che si stabilisce tra l’uomo e la donna uniti in matrimonio. Dio diventa il tutto assoluto ed esclusivo del cuore che a lui si consacra. Ama Dio direttamente, con cuore indiviso, come si legge nella Primo Corinzi 7, 32, escludendo la mediazione della creatura come avviene invece nell’amore sponsale umano. Nel matrimonio gli sposi amano Dio con tutto il cuore nel mutuo dono del gesto sponsale. L’uno ama Dio nella comunione con l’altro. E l’amato diventa così un aiuto per amare maggiormente Dio. Così dovrebbe essere. Tanto più profondo è il loro essere uno, tanto maggiore è il loro amore per dio il consacrato si impegna a vivere sempre più intensamente il proprio essere uno con cristo la meta di questo cammino è descritta da san paolo con le parole cristo vive in me anche il consacrato vive un amore sponsale che lo impegna a riprodurre in sé gli stessi sentimenti d’amore che vivificano il cuore di cristo verso dio e verso l’uomo questo comporta una profonda autoeducazione del sentimento e della tenerezza per esprimere un amore che si apre con tutto se stesso, come quello di Cristo verso ogni uomo e tutti gli uomini, non per atterarli a sé, ma per portarli con Cristo e in Cristo a Dio, che è il bene supremo dell’esistenza. Il consacrato quindi vive unito a Dio con le braccia aperte verso tutti per abbracciarli come figli amati e prediletti. L’amore del prossimo nel consacrato è un’esigenza che scaturisce dall’amore sponsale e ne è il suo completamento. Come per gli sposi, questo è l’amore dei figli. Come per gli sposi, questo è l’amore dei figli. L’essenza della castità consacrata non può essere ridotta ad una semplice rinualità umana, immerge in un amore sempre più perfetto, perché infinito. Abbiamo infatti l’esempio di Santa Teresa Davila che lascia scritto e dice e usa delle parole per rivolgersi al suo sposo celeste che noi ci aspetteremmo di sentire sulle labbra di una donna rivolte al proprio sposo terreno ecco provate a sentire questo o vero amante con che compassione con che tenerezza ed ineffabili dimostrazioni di amore guarite queste piaghe fatte dalle saette del vostro amore o dio mio sollievo di ogni dolore E poi ancora in un altro punto. in possessa di tutti i sensi e le potenze per cui essi sentendosi abbandonati escono per i sobborghi e per le piazze scongiurando le figlie di gerusalemme a dar notizie del loro dio qui come vedete fa un po una sorta di parafrasi quasi o comunque un riferimento chiaro a quella parte del consacrato, della consacrata, e il dono anche qui realizza pienamente questa esigenza di donazione sponsale che è presente anche nella relazione d’amore, che è presente anche nella relazione d’amore di un amore che è anche molto concreto in un certo senso che coinvolge anche la fisicità di questi mistici nel rapporto con il Signore ma veniamo ora alla castità coniugale la sua caratteristica fondamentale consiste nell’impegno di portare a compimento l’essere uno degli sposi. La castità coniugale è la maturazione di tutto l’essere dell’uomo a vivere l’amore e ad esprimerlo col corpo nella verità e sincerità, rendendolo esperto nell’autentica arte di amare la castità coniugale non è un astenersi dagli atti sessuali salvo il caso è un unico caso a meno che questi atti non siano non siano non conformi all’amore se questi atti non sono conformi all’amore. sappiano manifestarlo nella verità soltanto così questo cammino di maturazione richiesto dalla vera castità e il gesto sessuale diventa così coabitazione estatica. ma questa fusione è manifestazione fedele della fusione che deve esserci dei cuori degli sposi. L’estasi sessuale non è un’utopia, è realtà vissuta, è realtà sperimentata e chi l’ha sperimentata anche una sola volta non può più rinunciarci proprio perché si tocca con mano questa possibilità ma questo richiede impegno perciò avere rapportiano, con il cuore, con la mente, con l’anima e il corpo. sessuale trovo che le persone spesso hanno sì dei rapporti sessuali ma sono del tutto insoddisfacenti ma la questione la difficoltà è far capire che la causa di questa insoddisfazione non è legata a un aspetto tecnico a una capacità o meno di realizzare tecnicamente un rapporto, ma il problema nasce sul piano antropologico. mai direi occorre perfezionare invece e impegnarsi a perfezionare il modo di amare la persona dello sposo della sposa occorre come ho già detto purificare l’amore dall’egoismo dalla concupiscenza che è questa parola che viene spesso utilizzata ma non sempre compresa fino in fondo, che è un insano desiderio di possesso, di soddisfazione personale, di realizzazione personale, di potere che si esercita sull’altro. In una delle sue splendide catechesi sull’amore umano, quelle che sono conosciute come la teologia del corpo, come diceva Giovanni Paolo II va combattuta la triplice concupiscenza della carne, quindi la ricerca del piacere, l’egoismo, della concupiscenza degli occhi, il guardare all’altro in modo parcellizzato per vedere e per orientarsi, fare in modo di poter possedere ciò che si vede, perché diventi nostro sempre nell’ottica del possesso. E poi la terza concupiscenza è la superbia della vita, e questa superbia della vita si manifesta nel cercare di dominare l’altro. La sensualità è una cosa che non è negativa. A volte mi capita di dover cercare di convincere le persone che non è la sessualità che è negativa, tutt’altro, ma è come uno la vive, è il cuore che ci mette nel vivere questa sessualità. Il peccato sta nel cuore dell’uomo, non è nella sessualità, sta nel modo con cui l’uomo vive questa realtà. E il cuore dell’uomo che non è puro rende impura anche la sessualità. E così rende impuro anche lo sguardo. E nel momento in cui i nostri progenitori, Adamo ed Eva, si guardarono con occhi diversi, ecco, è il momento in cui scatta il desiderio di possesso, di sottomettere, di strumentalizzare. E così accade anche a noi quando non abbiamo abbastanza sviluppato la virtù della castità. L’impegno allora sta proprio nell’educarsi alla castità, recuperando la purezza del cuore, degli occhi e della carne. realizzante, profondamente soddisfacente, ma non soddisfa solo la carne, non soddisfa solo la superficie, ma soddisfa la profondità del cuore delle persone, le esigenze più profonde, più intime di realizzazione di vero e autentico amore. Quindi, come dicevo, non servono tecniche amatorie, anzi, troppo spesso sono assolutamente deleterie e non portano alla gioiacesi personale. Il risultato anche sul piano dell’efficienza del rapporto sessuale e del gesto sponsale, oltre che naturalmente sul piano umano, è certamente garantito, ma solo a patto di lavorare a questo livello. Quindi è proprio l’aspetto dell’amore, della capacità di amare, della maturazione personale, della mat alto anche nei confronti proprio della capacità di relazionarsi con il cuore con la mente con i sentimenti e anche col corpo per una realizzazione più piena della della coppia sponsale resta ancora un problema da affrontare. Qual è il giudizio che oggi va per la maggiore sulla castità? È un’utopia? È qualcosa di irraggiungibile? È qualcosa di innaturale? Questo si sente dire troppo spesso. È innaturale, è contro l’uomo. È innaturale, è contro l’uomo, perché è in contrasto con la convinzione molto diffusa che l’attività sessuale sia un’esigenza imprescindibile, come il mangiare e come il bere, la cui assenza sarebbe causa diretta o indiretta di disturbi fisici o addirittura, si è detto in pass e a volte anche oggi purtroppo addirittura di impotenza la masturbazione oggi vissuta come una tappa necessaria dello sviluppo sono tutte affermazioni false e fuorvianti c’è una prova una prova che è un’esperienza di molti missionari che sono vissuti negli anni settanta e che sono stati per esempio in Africa. Questo comandamento ha parlato degli atti impuri, ma questi giovani a cui parlava, erano ragazzi giovani, non capivano di che cosa stesse parlando. Questi giovani veramente sono rimasti stupiti perché a un certo punto hanno detto ma perché farsi donna per se stesso? Comunque schiettezza, hanno visto subito qual era il possibile giudizio che si poteva dare a questa azione che è la masturbazione, un giudizio che ovviamente era negativo, che non aveva alcun significato, alcun senso. Purtroppo col passare del tempo l’influenza della cultura occidentale anche a questo livello ha rovinato questi giovani e queste realtà cultural Scheler, ad affrontare uno studio dal titolo Riabilitazione della Virtù. Forse anche la nostra cultura, il nostro mondo, la nostra società non era così intrisa come oggi di tutti questi disvalori. Le sue riflessioni sono molto interessanti e sono utili anche oggi, soprattutto direi oggi anche a noi, per cercare di comprendere meglio queste realtà. Nel suo testo, Amore e responsabilità, l’allora cardinal Voitiva, riflette proprio a partire dal testo di Scheler, sulla mancanza di considerazione della virtù, e in particolare della virtù della castità, che ha perso, come viene scritto in quel testo, la sua buona fama e la sua buona reputazione. E riflette anche sulla perdita del diritto di cittadinanza della virtù nell’anima e nella volontà umana, che sono invece il luogo nativo loro. Schiller riteneva che fosse necessario riabilitare la virtù perché aveva intuito già fin da allora, siamo come dicevo nel 1912, aveva intuito nell’uomo contemporaneo la presenza di un atteggiamento spirituale contrario alla vera stima. Chissà che direbbe oggi, a causa dell’ulteriore deterioramento delle virtù di fronte alla realtà che ci circonda oggi. Schiller ha chiamato questo atteggiamento risentimento. Il risentimento è un falso atteggiamento nei confronti dei valori, è come se la persona si arrabbiasse nei confronti di questi valori perché costringono la persona a farci conti con questi valori, quindi a confrontarsi con questi e questo causa appunto questo risentimento. poiché non siamo capaci di realizzare questi valori allora noi li disestimiamo facciamo perdere loro questo loro valore positivo infatti per realizzare un valore più alto è necessario che noi impieghiamo uno sforzo maggiore di volontà per invece liberarsi dall’obbligo di fare questa fatica questo sforzo per convincerci che quel valore sia inesistente l’uomo cosa fa si nasconde dietro un dito riduce la sua importanza rifiuta di rispettarlo arriva persino a vedervi un male invece che un bene, contrariamente a ciò che realmente invece è. In maniera decisamente interessante, tristezza che deriva dalla difficoltà del bene. Di fronte alla difficoltà del bene la tristezza ci prende e questa tristezza ci toglie l’energia per fare, per compiere questo bene sappiamo che la cidia è una è uno dei sette peccati capitale insieme alla superbia l’avarizia alla lussuria alla lira alla gola e all’invidia e come dicevo anche la cidia ma la cidia cioè questa tristezza però non falsa il bene lo riconosce come tale, soltanto, come dire, rinuncia in un certo senso a raggiungerlo perché non si sente la volontà sufficiente per raggiungere, per conquistare, per realizzare questo bene. il risentimento è ancora peggio perché finisce col deformare l’immagine del bene e per evitare all’uomo la fatica di elevarsi al bene riconosce come bene non ciò che realmente è bene ma ciò che fa comodo non vi pare che questo sia il soggettivismo di cui è tanto malata, gravissimamente malata la nostra cultura, per cui il piacere, il proprio piacere, sostituisce il vero valore? La virtù della castità è proprio una di quelle che hanno perso il proprio diritto di cittadinanza nell’anima, nella volontà, nel cuore dell’uomo. Si è cercato di dimostrare con false argomentazioni che non solo essa non è utile all’uomo, ma è nociva. Così la castità è vista come una grande nemica dell’amore, come qualcosa di assolutamente innaturale contrario alla nostra umanità al contrario invece per quanto già sostenuto in tutta questa nostra chiacchierata sappiamo invece che la virtù della castità è la sola via che consente di imparare l’arte di amare che realizza pienamente e soddisfa le esigenze più profonde dell’essere umano. già fatto ma sintetizzando al massimo potremmo dire che è impegnandosi ripetutamente in un atteggiamento in atteggiamenti e gesti casti così da acquisire ricordate già nelle trasmissioni passate che ho parlato di abitus virtuoso ecco è così da acquisire un abitus virtuoso e in questo caso un abitus casto. Così come ripetere gesti e atteggiamenti cattivi, negativi, sbagliati, si diventa viziosi, allo stesso modo le scelte di bene ripetute ci aiutano a costruirci un abitus, cioè un’abitudine buona, una consuetudine con il bene, per cui compiere il bene diventa sempre più facile e naturale. Occorre impegnarsi con forza a voler essere casti, e non dimenticare che nel nostro cammino di perfezionamento non siamo mai soli. Chiediamo quindi aiuto al Signore attraverso la preghiera perché ci aiuti e aiuti i nostri figli, i nostri giovani in questo compito. E doni, educatori e testimoni per questo compano interessanti, sono di ordine completamente diverso. e molta bravura da una serie di ragazzi, da giovani, molto giovani anche, che si chiama Cuore d’Europa, ed è uscito, è un giornale privato, diciamo, interno di un’associazione, è uscito nell’inverno scorso, quindi a dicembre del 2011, nel 2011, dove un giovane della zona di Ferrara, che si chiamagervi il sesto punto di questo decalogo perché naturalmente è scritto in un linguaggio molto giovane, direi anche un attimino forse un po’ eccessivo per gli ascoltatrici e gli ascoltatori di Radio Maria, però è corretto. Diciamo con un linguaggio un po’ quotidiano, informale, direi quasi popolare. Mi sembra che sia molto bello che un giovane di circa poco più di vent’anni, quello che ha scritto e si sente che crede in quello che scrive e soprattutto perché in qualche modo riesce a trasmettere ai suoi compagni, ai suoi amici, anche ai ragazzi un pochino più giovani di lui, questo che secondo me è fondamentale e che è un po’ la sintesi detta in maniera molto semplice, molto colloquiale, diciamo quello che più o meno abbiamo detto stasera. Tra l’altro mi ha rincuorato moltissimo vedere che nella bibliografia di questo testo è citato proprio il libro Amore e responsabilità di Carol Vuitiua. Il sesto punto di questo decalogo dice liberati dai complessi di inferiorità. Mettiti in testa una cosa, arrivare vergini al matrimonio non è da sfigati. Qualcuno dice che per una persona normale è impossibile. Balle. Quello che quasi nessuno ti dice è che non solo si può fare, ma oltretutto il prezzo da pagare non è l’infelicità o la frustrazione. Al contrario, il tuo peggior nemico in questa battaglia è la tentazione di pensare che ti stai perdendo qualcosa, che stai facendo un’opera di autoconvincimento masochistico o che sei schiavo di un repressivo sadismo clericale. evitare gli atti impuri significa evitare i fuochi di paglia che bruciano alti per un momento ma uccidono l’amore significa vivere da uomini e iniziare ad alimentare un fuoco che quando verrà acceso potrà tenere vivo e ardente il vostro amore senza spegnersi mai Il vostro amore senza spegnersi mai. delle convinzioni, delle convinzioni che pur non conoscendo questa persona immagino siano convinzioni che sono ben interiorizzate, ben radicate. E adesso invece direi come contraltare a questa cosa, a queste affermazioni, vorrei concludere in un discorso educativo che è citato ancora in quel documento che ho citato fin dall’inizio, che è il documento del Pontificio Consiglio per la Famiglia, Sessualità umana, verità e significato. E al numero 22 questo testo dice rispetto dei doni di Dio, in particolare del dono della vita. Secondo, aiutare gradatamente i figli a comprendere il valore della sessualità e della castità, sostenendo con l’illuminazione l’esempio e la preghiera alla loro crescita. Terzo, aiutarli a comprendere e a scoprire la propria vocazione al matrimonio o alla ver virginità consacrata per il regno dei cieli in armonia e nel rispetto delle loro attitudini inclinazioni e doni dello spirito ecco due modi diversi di parlare di questi di questi valori della virtù della castità dio non voglia che siano proprio i nostri le nostre famiglie i nostri adulti i genitori che invece di promuovere il valore della castità promuovere il valore il significato del matrimonio e della specifica castità coniugale che è diversa da quella ovviamente prematrimoniale che non siano, dicevo proprio loro, a spingere i nostri giovani invece a convivere, perché questa sarebbe veramente la morte per le nostre famiglie del futuro. La convivenza non costruisce, La convivenza non costruisce, distrugge. I nostri giovani hanno bisogno di puntare alto, di chiedere il massimo a loro stessi e alla vita. È questo l’unico modo per aiutarli davvero a essere felici. non promuovere ma comunque proporre come possibilità anche la scelta della convivenza purtroppo è dovuta alla scarsa stima che si ha anche nei nostri ambienti della scelta matrimoniale e allora sarà per una prossima volta in cui certamente prima o poi affronterò anche il tema della convivenza.

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